venerdì, ottobre 27, 2006

Che freddo. Sono raffreddato. Del resto lo sapevo.
Si è fermata da me per la notte, e ho voluto dormire nudo, perché mettere la maglietta mi sembrava poco macho. Pensare che lo so che se non mi metto la magliettina poi prendo freddo. Ma a volte mi piace fare il figo, mi piace fingere di essere quello che non sono. Faccio il duro a torso nudo e la mattina dico: «Babba bia che freddo». Ma mi sa che questa è stata l’ultima volta.
Qualcosa è cambiato.
Mi sa che l’amo. Mi sa che per la prima volta sono innamorato. Intendo dire innamo-rato veramente.
L’ho pensato perché ieri sera dopo aver fatto l’amore ho dormito dalla parte umida del letto, dove lo avevamo fatto. Secondo me se dopo averla amata le ho lasciato la parte asciutta, be’... questo è amore.
Mi sono svegliato con un braccio fuori dalle coperte: era praticamente congelato. Lei se n’era già andata a lavorare. Me lo sono toccato (il braccio) con l’altra mano per cercare di riattivare la circolazione, o perlomeno per riscaldarlo e restituirgli una temperatura da essere umano vivo.
Metaforicamente ho fatto al braccio quello che nell’ultimo periodo ho fatto alla mia vita: l’ho ripassata tutta con una mano invisibile e l’ho accarezzata cercando di restituirle una temperatura da essere umano vivo.
Ora sto bene. Posso dirlo senza paura, sto proprio bene.
Nella mia vita ora circola calore. Sono vivo. Sono felice.


E' una vita che ti aspetto


Fabio Volo